UN SOLO CANNONE
(Il Viaggio)

di Giovanna Bragadini


È giunta l’ora. Dopo due anni d’attesa e preparativi a vuoto dal primo pensiero di partenza, inizierà il viaggio verso le mie nuove terre: domani, 7 marzo 1816, alle sette del mattino. Mi presenterò come Contessa di Colorno, nella speranza di tener lontano malintenzionati e curiosi: ex imperatrice dei francesi, moglie di Napoleone e tutrice di un figlio a molti inviso, corro non pochi rischi. Amo viaggiare e non ho mai visitato l’Italia, ma questa partenza mi pesa... la stagione è fredda, il tragitto lungo, lascio la famiglia e il mio adorato piccino per andare verso un luogo sconosciuto, popolato da genti affamate e agitate che ripongono in me grandi speranze. Mi accompagneranno il caro generale Neipperg e pochi amici; la mia scorta sarà di cinquanta persone e trenta corazzieri, il comando assegnato a un capitano d’eccellenti doti militari e di cultura.


Passano Schottwien, Bruck an der Mur, Graz, Cilly, Laybach, Adelsberg. Il 13 marzo ecco Trieste e le prime visite a me congeniali, il lazzaretto e altri pubblici stabilimenti. Sosto a Udine il 14 marzo. Il giorno successivo alloggiamo a Treviso, città cara a Neipperg; strano è il fermarsi nella casa natale di sua moglie, da poco scomparsa. Desidero conoscere la storia e le bellezze del territorio, piacere che in Francia mi è stato negato.
Finalmente: Venezia! Seppur di corsa, ho visto tutto quanto la meravigliosa città offre di artistico e curioso. Nonostante solennità o feste a me dedicate, cerimonie e onori dovuti ai Sovrani siano banditi ovunque, la stampa sta diffondendo il mio pseudonimo e sono stata assai applaudita nei teatri, destando grande preoccupazione nella mia scorta; in molte città, ammiratori di Napoleone chiedono di essere ricevuti per presentarmi i loro omaggi.
Riparto alla volta di Padova, in attesa di ordini dall’imperatore mio padre che devo incontrare a breve; sosto a Vicenza il 19 marzo. Il 20 marzo alle 17.30 entro a Verona; la città è parata a festa per l’arrivo di mio padre e della sua consorte, ma negli incontri mondani sono io la più acclamata.
Un infelice contrattempo mi trattiene qui più a lungo del previsto: la mia matrigna, poco più anziana di me, si è ammalata ed è deceduta. Quanta tristezza! I paesaggi e il bel clima d’Italia leniscono in parte le mie sofferenze, spirituali e fisiche; il lago di Garda e altre meraviglie naturali mi sono mostrate in questi giorni. 
A Dio piacendo il viaggio riprende. Prima di attraversare il Po devo svolgere il mio dovere di principessa, accompagno perciò l’imperatore a Venezia; la deviazione è ripagata dalla visita di altre magnificenze lagunari. Da Mestre il 17 aprile mi dirigo verso Legnago; e poi ecco Mantova. Alloggio nel palazzo imperiale, il giorno dopo in poche ore riesco a visitare un’incredibile numero di attrazioni. La meta è vicina. 
Pomeriggio del 19 aprile, Casalmaggiore. Con grida unanimi di vero giubilo una folla di dodicimila persone d’ogni stato e condizione m’accoglie; hanno allestito capolavori d’illuminazione, archi di trionfo, piramidi, statue, un ponte di barche! Lascio le autorità austriache, mi affido ai rappresentanti parmensi. 
In tutto il mio viaggio a un cannone solo è stato permesso di rombare: quello di Colorno.

È il 19 aprile, sette e un quarto di sera.

Sono qui, la vostra Duchessa è arrivata.

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